"Champagne for my real friends. Real pain for my sham friends" (used as early as 1860 in the book The Perfect Gentleman. Famously used by painter Francis Bacon)



venerdì 24 novembre 2017

DIVA (una porta segreta?)


DIVA
(una porta segreta?)

 

A scanso di equivoci per il lettore che potrebbe fermarsi alle prime righe: Diva è un romanzo e poi un film.
In ambito internazionale, se il secondo può annoverarsi fra i cult movie ([1]) il primo forse rientra nella categoria dei libri che richiederebbero maggior notorietà per essere di culto oltre le nazioni francofone ([2]) .

 
Io scoprii il film e poi seppi del romanzo, ma entrambi in Inglese.
Lo vidi, due volte consecutive (in giorni diversi) in un cinema di Baker Street, a Londra, perché era recensito in Time Out ([3]): allora bastava quello, non c’era internet eppure … Parlo di un 30 anni fa ben abbondanti. 
Fui molto colpito da diverse scelte, intanto andava via come un videoclip, con colori anche sgargianti, ma con la grana e quindi la nettezza del film.
Probabilmente notai nei titoli che era tratto da un romanzo, ma chi fosse quel Delacorta era davvero impossibile saperlo, del resto è lo pseudonimo, di uno Svizzero: Daniel Odier.
 
Tempo dopo trovai il romanzo, tradotto in Inglese e “copertinato” in omaggio alla locandina del film ([4]).
Di Delacorta lessi anche altro ([5]), ma Diva resta il suo titolo più famoso in ragione del film.
 

Come si arrivi dal libro, del 1979, al film, uscito nel 1981, lo spiega il regista, Jean-Jacques Beineix in un documentario ([6]) dedicato alla sua opera prima firmata in prima persona, da quasi trentacinquenne, come regista: una telefonata/proposta gli dice di leggere quel “polar” ([7]).
Sì, però occorre trovarla una copia: e Beineix gira per Parigi fra librerie chiuse e librerie sfornite finché  arriva, inevitabilmente verrebbe da dire, al Drugstore ([8]) di Saint Germain Des Pres (non esiste più, era nella piazza antistante la chiesa, a qualche decina di metri e un (mi pare) incrocio da Lipp (celeberrima brasserie): ivi ne recupera copia.
 

Ma passiamo al film: caveat: il “rivale” di Beineix, Luc Besson, è più giovane di lui, e il film del secondo intitolato Subway (il più vicino a Diva come stile) è uscito nel 1985.

 

Da un lato, non intendo rovinare la visione a chi ancora non conosca il film: dall’altro, mi pare poco saggio fornire chiavi di lettura.
Pertanto, vi propongo una serie di miei pensieri a fronte di una visione integrale (ma suddivisa n tre giorni) contemporanea.

 

- La trama principale può dare un salto di battito cardiaco ai fan di cantanti donne (mi capitò).

- Protagonista: Jules: (nome che a me fa venire in mente Maigret) ricorda il personaggio di Antoine Doinel – in versione ventenne ([9]) – di François Truffaut. Mia impressione?

- Deuteragonista: Alba: una minorenne, è in effetti la co-protagonista della serie di Delacorta.

- Deuteragonista: Serge Gorodish, un uomo fatto, bon vivant (dandy?) fidanzato di Alba, il quale in qualche modo opera anche come fratello maggiore di Jules.

- Fra Gorodish e Alba aleggia Serge Gainsbourg? ([10])

- Senza volersi fregiare di cultura non sempre presente: al tempo “satori” per i pochi che avevano udito la parola poteva significare: o Jack Kerouac oppure i Bauhaus. Fate voi. Quello di Gorodish, di satori, è imburrare baguette.

- La scena di Jules e Alba fuori dal negozio di dischi strizza l’occhio alla passeggiata di Belmondo e Seberg ([11]) in A Bout de souffle?

- Il cattivo, noto come “Le curé” ricorda il cattivo fra i puffi “j’aime pas” (“io odio”).

- In una Parigi livida al sorgere del giorno, le grandi statue operano come dioscuri protettivi.

 

 

DELACORTA E ALTRO

In Italia, Mondadori pubblicò nel 1981, sotto l’egida di Oreste del Buono, i romanzi Nanà e Diva.

Il secondo ebbe una edizione (stessa traduzione) Einaudi nel 2008 che merita di essere cercata in ragione della eccellente postfazione, intitolata “Controcorrente”, di Tommaso De Lorenzis nella quale si tratta anche, in modo non del tutto incidentale, di Jean-Patrick Manchette oltre che – non paia così strano di Diva: romanzo e film.


 

 
                                                                                                                      Steg

 

 

POST SCRIPTUM 2022

 

Purtroppo, tale è: Jean-Jacques Beineix è morto il 13 gennaio 2022.

Primo pensiero: lo facevo più giovane.

 

Il Regista in realtà era anche scrittore, piuttosto sui generis, in quanto aveva pubblicato nel 2006 per Fayard una ponderosa (836 pagine in tutto) autobiografia da un titolo (che è un omaggio a Stanley Kubrick) quasi ossimorico: Les chantiers de la gloire, senza indice, senza titoli dei capitoli che perciò costringe il lettore a multipli segnalibro per trovare ciò che cerca. 

Nel 2020 il suo primo romanzo: Toboggan.

 

 



copertina del volume 

dedica che recita: 'Pour Pascal, 

quelques "clichés" de la vie d'un cinéaste en attente de suite. 

Avec mes amitiés, 

Jean-Jacques Beineix


                                                                                                                      Steg

 

 

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[1] Secondo la mia definizione è un film di cui non ci si stanca mai di vedere scene isolate, anche se talvolta la visione intera può risultare faticosa oltre le prime (senza quantificazione) volte.
[2] Mi permetto due esempi di traduzioni italiane: London Fields di Martin Amis e The Crypto Amnesia Club di Michael Bracewell.
Il primo è poco noto nel nostro paese, in patria è acclamato; il secondo potrebbe essere un culto minore in Gran Bretagna, ma quante copie abbia venduto da noi francamente … 
[3] Settimanale su tutto quanto capitava a Londra e anche un poco guida a ristoranti. Anni dopo arrivarono edizioni straniere e guide turistiche (ben fatte anch’esse, almeno inizialmente).
[4] Al momento ignoro dove sia la mia copia.
[5] Questa la cronologia della “serie” fra il 1979 e il 1987: Nana, Diva, Luna, Lola, Vida, Alba.
[6] Disponibile almeno nella versione in doppio DVD del film.
[7] Tecnicamente è un polar:policier” più “noir”.
[8] Ecco, in Italia i drugstore alla parigina non ci sono mai stati; per la capitale francese sono stati (almeno due ne esistevano) fondamentale in termini teenageriali.
[9] In 5 film di Truffaut egli è protagonista: il più noto è Les Quatre Cent Coupes, ma in quel film Antoine Doinel (sempre interpretato da Jean-Pierre Léaud)è poco più che un bambino.
[10] Beh avendolo pensato vent’anni prima del documentario/intravista a Beineix il pensiero per lo meno è mio. In effetti, Gainsbourg e Jacques Dutronc furono ipotizzati per il ruolo. 
[11] Rispettivamente Michel Poiccard e Patricia Franchini, protagonisti alla pari mi sento di dire del film: godardiano nella regia, truffautiano nella sceneggiatura. 

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